Gli autovelox rappresentano uno dei mezzi più controversi e dibattuti nell’ambito della sicurezza stradale. Utilizzati per misurare la velocità dei veicoli su strada, essi sono concepiti per garantire la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni, riducendo il rischio di incidenti e promuovendo il rispetto dei limiti di velocità. Tuttavia, l’uso degli autovelox è spesso oggetto di contestazioni e critiche da parte dell’opinione pubblica, che li percepisce non solo come strumenti di sicurezza, ma anche come dispositivi per il controllo e la raccolta di entrate da parte delle autorità.
Il Progetto Rivoluzionario del Comune di Bologna
Lo scorso 16 gennaio l’amministrazione comunale di Bologna ha dato il via, attraverso alcune ordinanze, a “Bologna città 30”, un progetto volto ad una rivoluzione della mobilità urbana che mira al netto abbassamento della velocità in tutta la rete viaria.La drastica scelta dell’amministrazione del capoluogo emiliano è stata quella di ridurre il limite di velocità a 30 chilometri in oltre il 70% delle strade e controllarne la violazione attraverso un significativo uso degli autovelox, così generando un rovente dibattito il cui clamore è giunto fino alle stanze governative.
I sostenitori del “guida piano, guida sicuro” sottolineano come, statistiche alla mano, dalla riduzione della velocità al volante ne deriva sempre un abbassamento del numero di incidenti stradali.
Meno morti, meno feriti. Ma non solo. Meno consumi, meno inquinamento.
Un beneficio per tutti? “Certamente, soprattutto per le casse comunali” sostengono coloro i quali, critici al sopra richiamato provvedimento, evidenziano che al proliferare di queste disposizioni normative conseguirà un indiscriminato uso (abuso?) degli autovelox.
Autovelox: tutela per l’incolumità dei cittadini o mezzo per incrementare gli incassi della pubblica amministrazione?
Può essere fisso o mobile. Può funzionare con fotocellule, radar, laser o riprese video: l’autovelox è uno strumento che serve per misurare la velocità dei veicoli su strada e la cui installazione è subordinata allo scopo di salvaguardare le vite umane, ma che viene quasi esclusivamente percepito come un subdolo dispositivo preordinato a produrre multe.
Invero, molto spesso le contravvenzioni che derivano dal suo utilizzo sono illegittime.
Gli autovelox infatti devono essere obbligatoriamente sottoposti ad una periodica revisione che ne attesti il corretto funzionamento; sono soggetti a numerosi requisiti di legittimità quali, ad esempio:
- Omologazione
- Adeguata segnalazione;
- Preventiva indicazione del limite di velocità
Eppure, accade di frequente che la pubblica amministrazione notifichi multe totalmente infondate, ponendo il cittadino in condizione di decidere se pagarle, pur consapevole dell’inesistenza dell’addebito che gli è stato contestato, oppure metter mano al portafogli per contestarne la validità.
Il salvagente della garanzia “tutela legale”
Ed allora, è bene sapere che l’assicurazione può accollarsi le spese di impugnare la multa.
Difatti, tutti siamo a conoscenza del fatto che polizza RC Auto è obbligatoria e copre il nostro mezzo di trasporto dai rischi della circolazione, anche quando è in sosta o senza guidatore.
Quello che in pochi sanno, invece, è che al momento in cui ci rivolgiamo ad una compagnia assicurativa per stipulare la polizza, possiamo chiedere di aggiungere la cosiddetta “tutela legale”, una garanzia che fornisce un ampio ventaglio di coperture tra le quali si rinviene spesso quella relativa alle spese legali per l’impugnazione della multa.
Ciò comporta che sarà direttamente l’assicurazione a farsi carico tanto delle spese di contributo unificato e marche da bollo necessarie ad accedere al Giudice di Pace o al Tribunale, tanto degli onorari dell’avvocato cui riteniamo di voler conferire incarico.
Con buona pace della pubblica amministrazione, obbligata a provare in giudizio la fondatezza delle motivazioni poste alla base della multa.